La storia dei teatri cittadini è infatti lunga e articolata: basti pensare alle decine di luoghi adibiti a spettacoli dalla fine del '600 al '900. Si parte dal primo teatro "privato" di Francesco De Lemene, dove nel 1676 viene rappresentata la prima opera della storia lodigiana, il Narciso, su poesia del De Lemene stesso e musiche del maestro di cappella di S.Filippo, Carlo Borzio. Il progetto del primo teatro "pubblico" risale invece al 1679 e "fu eretto in sito immediatamente fiancheggiato dall'abitazione Pretoria per una parte, e per l'altra dalle Sale destinate alle Civiche unioni, avendo a fronte il corso che guida a Porta d'Adda, ed alle spalle il muro della Cattedrale", cioè nell'attuale piazza Broletto, sul lato dove ora si trova (tra l'altro) l'ufficio di informazioni turistiche. 
Ci vollero ben 13 anni per la sua realizzazione, ma finalmente venne inaugurato il 24 novembre 1692 con l'opera Endimione, ancora su testo di Francesco De Lemene e musica di Paolo Magni e Giacomo Griffini. L'attività del Teatro del Broletto durò per circa un secolo, con opere dei più rinomati compositori italiani del '700: da Vivaldi a Latilla, da Perez a Jommelli, da Galuppi a Traetta, da Hasse a Piccinni, da Gazzaniga a Guglielmi a Cimarosa. Ma nella notte fra il 7 e 8 dicembre il teatro fu completamente distrutto da un incendio, probabilmente doloso. La stagione di Carnevale era già stata programmata e allora si decise di allestire un Teatro Interinale nel soppresso Monastero di S.Vincenzo. 
Ma nel frattempo proseguirono freneticamente i contatti e i progetti per la costruzione del nuovo teatro nel più breve tempo possibile. Si decise di costruirlo nei terreni adiacenti al Monastero di S.Vincenzo, adiacente alle mura della città nei pressi di Porta Nuova, alla fine dell'attuale corso Archinti. Il nuovo teatro consisteva in 3 ordini di palchi (per 22 palchi per ogni ordine) più il 4° ordine, chiamato loggione, per un totale di circa 1.200 posti! 
Il nuovo teatro, chiamato Teatro Sociale, venne inaugurato il 25 agosto 1789. 
Il Teatro Sociale venne affiancato poi nel corso dell'Ottocento da ben altri cinque teatri: il Teatro S.Michele (che era situato nel palazzo all'angolo fra via Marsala e via XX Settembre e che fu attivo dal 1818 al 1859, soprattutto con spettacoli di marionette), l'Anfiteatro di Casa Mulazzi (primo anfiteatro diurno all'aperto, situato nei terreni adiacenti alle mura di Porta Cremonese, attivo dal 1837 al 1843), il Nuovo Anfiteatro diurno Castelli, sorto nella zona del pubblico passeggio (e che dal 1842 al 1860 prenderà il nome di Teatro Arciduca Ranieri), il Teatro Barbetta, situato nel palazzo di Giuseppe Barbetta sul corso di Porta Cremonese (1852-1900), e il Teatro costruito da Luigi Piontelli in via Fissiraga, che verrà inaugurato in gran pompa la sera del 6 dicembre 1873 con il Trovatore di Verdi (nel 1875 il proprietario Piontelli decise di intitolare il teatro a Franchino Gaffurio). 
Ma la concorrenza fra i due principali teatri di Lodi li portò entrambi sull'orlo del fallimento: il Gaffurio si trasformò gradualmente in cinematografo e il Sociale di fatto chiuse i battenti nel 1890. Lo comprerà due anni dopo l'impresario Antonio Lombardo: dopo vari rifacimenti e ristrutturazioni il nuovo Sociale riaprì i battenti nella stagione di Carnevale 1894 e in occasione dell'inaugurazione il proprietario decise di intitolare il teatro a Giuseppe Verdi. 
Protagonisti delle scene lodigiane nell'Ottocento saranno tutti i compositori più noti del panorama italiano e internazionale (da Rossini a Bellini, da Donizetti a Verdi, da Mascagni a Puccini, da Gounod a Bizet a Wagner). Ma a partire dalla fine degli anni '20 anche la vita teatrale è scandita dalla politica culturale fascista, che si preoccupa soprattutto di fare delle scelte di grande risonanza "popolare" e per questi obiettivi il vecchio Verdi, con la sua "aristocratica" struttura a palchi, non era certamente adeguato. 
Il Comune, quindi, inizia a valutarne la possibile demolizione a favore di una nuova struttura ad "auditorium" alla portata di tutti, simbolo dell'era fascista lodigiana. 
Negli ultimi anni di vita il Verdi si apre solo sporadicamente e quasi sempre con compagnie drammatiche o d'operetta. Nel 1937 si decide il completo abbattimento del Verdi a favore della costruzione di nuove scuole elementari. In un articolo dal titolo Le opere del fascismo a Lodi si legge a proposito della demolizione del teatro: "Ci auguriamo che ogni difficoltà possa essere sollecitamente superata e che quest'opera necessaria (le scuole elementari, n.d.r) possa presto essere allineata tra quelle compiute a Lodi dal fascismo rinnovatore e creatore". L'opera che segna la conclusione di una storia durata ininterrottamente dal 1679 è la Tosca di Puccini, organizzata dall'Associazione dei Mutilati per il Carnevale '37 a scopo benefico. 

Fonte: www.comune.lodi.it

 
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