E' la residenza storica dei Vescovi di Lodi.
Nei primi anni dopo la fondazione della città nuova, la costruzione del palazzo vescovile non fu immediata, poichè i massimi sforzi furono impiegati nella costruzione della Cattedrale e quando nel 1163 il corpo di San Bassiano fu trasferito da Lodi Vecchio alla cripta della nuova Cattedrale, esisteva solo un piccolo nucleo dell'attuale Vescovado. La vera nascita del palazzo si ebbe  sotto il vescovo Alberto Quadrelli (1168 - 1173) e il suo successore Alberigo del Corno, che ottenne nel 1177 il trasferimento della sede vescovile da Lodi Vecchio a Lodi. 
I lavori proseguirono nel XIII secolo sotto Ottobello Soffientini, vescovo di Lodi fra il 1218 ed il 1243. Il lavori vennero nuovamente interrotti per essere poi ripresi alla fine del XIV secolo quando la diocesi era guidata dal vescovo Bonifacio Bottigella (1393 - 1404), che fece restaurare e abbellire il palazzo.
Nel 1482 il vescovo Carlo Pallavicino (1456 - 1497) ,ampliò notevolmente il giardino del palazzo; sfruttando dei terreni che in precedenza erano utilizzati come mercato di cavalli e granaglie. Il suo successore Ottaviano Maria Sforza soggiornò in città solo per brevi periodi e il palazzo fu abbandonato all'incuria, tant'è che divenne inabitabile e il vescovo alloggiò presso privati. Il primo serio intervento di rifacimento si ebbe solo con il vescovo Ludovico Taverna (1579 - 1616) che incaricò Martino Bassi di realizzare il progetto. 
I lavori furono terminati solo nel 1657, quando la Diocesi di Lodi era guidata da Pietro Vidoni. Nello stesso periodo fu realizzata la galleria dei ritratti contenente una serie di dipinti ad olio dei vescovi lodigiani. Nel 1725 divenne vescovo Carlo Ambrogio Mezzabarba, che promosse una ricostruzione integrale del palazzo, su progetto dell'architetto Giovanni Antonio Veneroni, cui si deve l'aspetto attuale del'edificio. 
Dopo la morte del Mezzabarba (1741), i lavori furono ripresi dal suo successore Giuseppe Gallarati, senza però terminarli. Negli anni successivi all'unità italiana, il dissidio tra Stato e Chiesa non permise più ai vescovi lodigiani di esercitare il potere temporale: il palazzo fu abbandonato e il vescovo fu costretto ad abitare in seminario. Nel momento in cui fu riconosciuto al vescovo il diritto di possedere beni e quindi di tornare nel suo palazzo, lo ritrovò in pessime condizioni; dopo lunghi e costosi lavori, nella primavera del 1879, il vescovo Domenico Maria Gelmini fece ritorno nel palazzo vescovile. 
Il palazzo è formato da quattro ali che si sviluppano attorno ad un cortile quadrato; di queste però solo tre furono realizzate nel XVIII secolo seguendo il progetto originale, mentre la quarta, che doveva essere la più elegante, rimase incompiuta e fu realizzata in tempi recenti. Il palazzo ha due ingressi, uno sul lato sud che affaccia su Via Cavour) e uno a nord (su Piazza del Mercato), mentre i lati est e ovest sono collegati rispettivamente con il giardino e con il Duomo. Nelle facciate interne, sopra il portico vi è un marcapiano e quindi il piano nobile con finestre che presentano decorazioni rotonde arricchite da elementi di ferro battuto. 
Di notevole interesse sono l'ex cappella vescovile e gli affreschi di Carlo Innocenzo Carloni.
Affacciato sul cortile interno si trova il portico composto di cinque archi con basati per colonne binate che negli angoli sono riunite a gruppi di tre.         
I prospetti esterni originali sono tre e presentano molte differenze. Il prospetto est, verso il giardino, è l'unico ad essere stato completamente realizzato secondo il progetto del Veneroni. Sulla destra vi è una torretta sopraelevata che si collega all'ala nord e rimasta incompiuta come testimoniano i fori dei ponteggi. Del prospetto nord che si affaccia su Piazza Mercato, furono costruite solo le strutture essenziali e sono totalmente assenti quelle decorative. Sulla destra c'è un portale che permette l'accesso al portico. L'ultima ala ad essere realizzata fu quell'ovest, la cui costruzione fu però bruscamente interrotta come testimoniano la facciata rustica in mattoni e i fori per i ponteggi. Nei punti in cui l'ala est e l'ala ovest avrebbero dovuto congiungersi con quella sud, sono ancora visibili dei mattoni a vista, ad ulteriore testimonianza dell'incompiutezza del palazzo.
Un'ala del Palazzo Vescovile ospita il Museo Diocesano d'Arte Sacra di Lodi, che fu istituito nel 1975 dal vescovo Giulio Oggioni, con decreto vescovile.
Il museo è ricco d'oggetti d'arte, in particolare arte religiosa, provenienti dalla Cattedrale, dallo stesso Vescovado e da altri edifici religiosi della città. 
Tra questi reperti spiccano quelli appartenuti al tesoro di San Bassiano, un tempo custodito nel Duomo e contenente soprattutto prodotti dell'arte sacra orafa e tessile.

Fonte: www.comune.lo.it

 
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